Champions, Var protagonisti: presuntuoso Jorgji sull’OFR di Guida

Matchday numero 1 in cui i protagonisti sono i VAR più che gli arbitri in campo. Nella settimana dell’attacco di Zvonimir Boban ai “maxi-recuperi” di Pierluigi Collina, la UEFA limita gli extra-time al di sotto di una soglia media di 10 minuti totali a partita, dando seguito così alla dichiarazione di intenti dell’ex dirigente rossonero.

L’episodio più importante è sicuramente il rigore assegnato al Paris Saint-Germain contro il Borussia Dortmund per il tocco di mano di Nicklas Sule. Un penalty che ci può stare, quello concesso da Gil Manzano: se è vero che il braccio poggiato a terra non è punibile, quello del difensore tedesco non lo è ancora – anzi, il giocatore è abbondantemente in piedi – ma è in posizione naturale e consona, per quanto staccato dal corpo. Infatti è a poco più di un palmo dal fianco e si trova in dinamica. L’arbitro spagnolo, posizionato benissimo, fischia il penalty. Quel che è certo è che non è un caso da VAR: se non avesse dato rigore, non sarebbe intervenuto. Peraltro nel secondo tempo sul 2-0 Gil Manzano non sanziona un mani di Marquinhos nell’area del Dortmund: giusto così, il braccio è in dinamica e dentro la sagoma, non aumentando il volume. Ecco perché il confronto con l’episodio precedente non regge.

Gli altri arbitri

A Monaco invece giusto il rigore assegnato da Nyberg per fallo di mano di Eriksen: il danese chiaramente aumenta lo spazio attorno a sé e ha come obiettivo di intercettare il pallone.

Guida, al VAR in Young Boys-Lipsia, richiama Jorgji all’On Field Review per un sospetto rigore per gli ospiti. L’albanese, esordiente in Champions, conferma la decisione di non assegnare il penalty. Invece aveva ragione l’italiano: per quanto il contatto sia fortuito, il pallone lo prende Simons, che ha il diritto di proseguire l’azione mentre il portiere glielo impedisce.


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